Disturbi del linguaggio

Negli ultimi anni la comunità scientifica ha dato particolare attenzione alle minime anomalie qualitative  della comunicazione (parliamo di comunicazione e non di linguaggio) al fine di valutare e individuare bimbi con ritardi del linguaggio (circa il 10% della popolazione pediatrica) che vanno precocemente individuati e aiutati1, distinguendoli da bambini con disturbi della comunicazione e della relazione (disturbi del Neurosviluppo, circa 1-2 % della popolazione pediatrica) dove la compromissione della sfera relazionale determina modalità di apprendimento differenti dai bambini a sviluppo tipico.

Il DSM-5 (APA, 2013) classifica i disturbi del linguaggio come “difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio dovute a deficit della comprensione o della produzione del lessico, della struttura della frase e del discorso. L’apprendimento e l’uso del linguaggio dipendono sia dall’abilità recettiva sia da quella espressiva. L’abilità espressiva si riferisce alla produzione di segnali vocali, gestuali o verbali, mentre l’abilità ricettiva si riferisce al processo di ricezione e comprensione dei messaggi linguistici”.
Appare chiaro che i Disturbi di Linguaggio rappresentano un insieme di quadri clinici variegati, caratterizzati da un ritardo o disordine in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali.
disturbi di linguaggio colpiscono circa il 6-8% della popolazione mondiale e, si distinguono in:

• Disturbo specifico dell’articolazione e dell’eloquio (ritardo nell’acquisizione dell’abilità di produzione dei suoni verbali)
• Disturbo del linguaggio espressivo (adeguato livello di comprensione di linguaggio a fronte di un

I livello espressivo al di sotto della media attesa per l’età cronologica)
• Disturbo della comprensione del linguaggio (livello di comprensione del linguaggio non adeguato per l’età cronologica).

Il trattamento riabilitativo nei disturbi del linguaggio

La riabilitazione nel campo dei disturbi del linguaggio parte dalla valutazione foniatrica e/o logopedica e dall’esclusione di cause che possono determinare il disturbo.

Il clinico che individua e diagnostica un disturbo del linguaggio valuta la presenza di difficoltà nel linguaggio espressivo e ricettivo e dalla sua valutazione emergono:

  • gli obiettivi del trattamento (fonetici, fonologici, sintattici, lessicali)
  • le indicazioni operative per stimolare il linguaggio secondo gli obiettivi programmati, sia nel percorso in studio, sia con l’allenamento a casa e a scuola, con l’aiuto e il supporto dei genitori e delle figure educative coinvolte.

Laddove il logopedista si accorga che ci sia la necessità di avviare un percorso psicoterapico per la ricaduta sull’umore farà riferimento al responsabile sanitario.

 

1 (in media un bambino di 24 mesi dovrebbe produrre dalle 50 alle 100 parole, e che un bambino con un disturbo del linguaggio va incontro, nella maggior parte dei casi, ad un successivo disturbo degli apprendimenti scolastici)