Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva
- ADHD (Disturbo da deficit di attenzione iperattività)
- Disturbi dello spettro dell’autismo
- Disturbi del linguaggio
- Disturbo depressivo maggiore in età evolutiva
- Disturbo oppositivo provocatorio
- Disturbo Ossessivo Compulsivo in età evolutiva
- Disturbi da tic (Tourette, motori o vocali…)
- Disturbi d’ansia nell’infanzia e nell’età evolutiva
- Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva
I disturbi dell’alimentazione e i disturbi della nutrizione sono disturbi caratterizzati da comportamenti inerenti l’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo che compromettono la salute fisica o il funzionamento psicosociale.
I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione più frequenti in età evolutiva sono:
- Disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo
- Anoressia nervosa
- Bulimia
- Binge eating
Disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo
Il disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dalla persistente incapacità di soddisfare le appropriate capacità nutrizionali e/o energetiche associato a:
- Significativa perdita di peso o mancato raggiungimento dell’aumento ponderale
- Previsto o una crescita discontinua nei bambini
- Significativo deficit nutrizionale
- Richiesta di alimentazione supplementare per sostenere un apporto nutrizionale adeguato
- Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale
Nel disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo la decisione relativa alla significatività della perdita di peso o del deficit nutrizionale si basa sulla valutazione clinica e il relativo impatto sulla salute fisica.
Anoressia nervosa
I sintomi dell’anoressia nervosa sono:
- restrizione nell’assunzione di calorie che porta ad un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica ed è da considerarsi come un peso inferiore al minimo normale;
- intensa paura di ingrassare anche quando si è sottopeso (non alleviata dalla perdita di peso);
- alterazione nella percezione e nella valutazione del peso, delle forme corporee ed eccessiva influenza di questi ultimi sui livelli di autostima accompagnati da una mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso stessa.
Secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5, 2014) esistono due tipologie di anoressia nervosa:
- con restrizioni: se negli ultimi 3 mesi la persona non presenta ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). La perdita di peso è ottenuta attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
- con abbuffate/condotte di eliminazione: durante gli ultimi 3 mesi la persona ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
Per i bambini e gli adolescenti il livello di gravità del disturbo è stabilito da un percentile del’IMC(indice di massa corporeo) per l’età.
Trattamento
Data la complessità di tali disturbi si evidenzia l’importanza di un approccio multidisciplinare che comprenda non soltanto un percorso psicoterapeutico individuale, ma anche un coinvolgimento delle famiglie con colloquio di supporto alla coppia genitoriale, in alcuni casi l’utilizzo di un’adeguata farmacoterapia e il coinvolgimento di figure medico-nutrizionali. Nei casi in cui lo stato di denutrizione sia grave è necessario intervenire attraverso il ricovero ospedaliero.
La psicoterapia cognitivo comportamentale non solo prende in considerazione la tendenza al controllo alimentare e l’ossessione di ingrassare, ma anche i processi precedentemente descritti quali bassa autostima nucleare, perfezionismo clinico, difficoltà nel tollerare le emozioni e le difficoltà interpersonali.
Bulimia nervosa in età evolutiva
I sintomi della bulimia nervosa comprendono forti preoccupazioni per la magrezza e la presenza di abbuffate seguite da inappropriate condotte compensatorie (una volta a settimana per almeno tre mesi) per prevenire l’aumento di peso (vomito autoindotto, rigida restrizione alimentare, abuso di lassativi e diuretici, eccessiva attività fisica). L’abbuffata è l’ingestione di un quantitativo di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone assumerebbe nello stesso lasso di tempo, avendo la sensazione di perdere il controllo mentre lo si fa (ovvero l’incapacità di astenersi dal mangiare o dallo smettere di mangiare una volta iniziato accompagnati talvolta da un senso di estraniamento). Inoltre nella persona che soffre di bulimia nervosa l’autostima è influenzata in misura eccessiva dalla forma e dal peso corporei.
Come riporta il più recente manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5, 2014), vi sono diversi livelli di gravità del disturbo che fanno riferimento alla frequenza di condotte compensatorie inappropriate messe in atto:
Trattamenti
Esistono più tipi di trattamento per la bulimia nervosa, ciascuno focalizzato su aspetti specifici del problema e su modalità proprie di intervento.
La terapia cognitivo-comportamentale ha lo scopo di aiutare chi soffre di bulimia a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono la comparsa e il mantenimento della patologia alimentare, a imparare a gestire il sintomo e a sostituirlo con pensieri e comportamenti più adeguati e funzionali. Ha inoltre il preziosissimo compito di aiutare la persona che soffre di tale disturbo a conoscere le proprie emozioni negative e a gestirle non solo attraverso il cibo.
Il trattamento psicoterapeutico presuppone che anche sia la famiglia a essere sottoposta al trattamento poiché interviene sul problema alimentare attraverso la modificazione delle relazioni familiari problematiche all’interno del sistema familiare stesso.
Disturbo da binge eating in età evolutiva
La caratteristica principale del disturbo da binge eating (o disturbo da alimentazione incontrollata), come riportato dal DSM 5, sono i ricorrenti episodi di abbuffata, che devono verificarsi mediamente almeno una volta a settimana per 3 mesi.
Un “episodio di abbuffata” nel disturbo da binge eating è definito come “mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili”. Un episodio di eccessivo consumo di cibo da binge eating deve essere accompagnato dalla sensazione di perdere il controllo per essere considerato un episodio di abbuffata. Questi episodi di abbuffata devono essere caratterizzati da un marcato disagio. Inoltre queste abbuffate nel binge eating sono caratterizzate dai seguenti aspetti:
- mangiare molto più rapidamente del normale
- mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni
- mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati
- mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando
- sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio
La terapia per il disturbo da binge eating
Quando si parla di binge eating disorder si fa riferimento a un disturbo facente parte della sfera dei disturbi alimentari in cui fattori ambientali, sociali, psicologici e motivazionali si intrecciano creando la base su cui si appoggia il disturbo. In quest’ottica, come suggerito anche dalle linee guida scientifiche (NICE e APA), è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo il terapeuta individuale, ma anche una terapia di gruppo, figure medico nutrizioniste e, nel caso fosse necessario, anche psichiatriche. Anche in questo caso, come per l’anoressia nervosa e la bulimia, il coinvolgimento dei famigliari può essere di grande supporto.
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